Italia Il Territorio e l'Aspetto Fisico.

Cartina dell'Italia

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GEOGRAFIA - ITALIA - IL TERRITORIO E L'ASPETTO FISICO

L'ASSETTO POLITICO-ISTITUZIONALE

La Costituzione italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, definisce nelle sue linee essenziali la struttura e il funzionamento della Repubblica. Il potere legislativo è attribuito al Parlamento, composto dalla Camera dei deputati (630 membri eletti a suffragio universale e diretto per un mandato di 5 anni) e dal Senato (315 senatori elettivi su base regionale, in carica per 5 anni, cui si aggiungono di diritto gli ex presidenti della Repubblica e un massimo di 5 senatori a vita nominati dal capo dello Stato). Il potere esecutivo spetta al Governo, composto dal Consiglio dei Ministri e dal presidente del Consiglio. Quest'ultimo è designato dal presidente della Repubblica e appartiene (solitamente ne è il leader) al partito o alla coalizione di partiti e forze politiche che hanno vinto le elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano (la cosiddetta maggioranza di Governo). Il potere giudiziario, infine, spetta al corpo dei magistrati, al cui vertice si pone, quale organo di autogoverno (presieduto dal presidente della Repubblica), il Consiglio Superiore della Magistratura. La suprema garanzia della Costituzione è affidata alla Corte Costituzionale, composta da 15 giudici che restano in carica per 9 anni (5 nominati dal Parlamento, 5 dalle supreme autorità giurisdizionali e 5 dal capo dello Stato). Il presidente della Repubblica, eletto dai membri delle Camere del Parlamento in seduta comune e dai delegati regionali, resta in carica 7 anni; egli è il capo dello Stato, ha il comando delle Forze Armate e rappresenta l'unità nazionale. Il territorio della Repubblica Italiana è diviso amministrativamente in Regioni, Province e Comuni. Le Regioni italiane sono 20, di cui 15 a Statuto ordinario e 5 a Statuto speciale (queste ultime sono: Sicilia, Sardegna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta).

Sul piano strettamente politico, nelle due ultime Legislature (la XV si è aperta il 28 aprile 2006) l'Italia ha visto alternarsi alla guida del Governo una coalizione di centro-destra e una di centro-sinistra. Nel 2001 fu la Casa delle Libertà (CdL) a vincere le elezioni politiche, consentendo al suo leader Silvio Berlusconi (fondatore altresì di Forza Italia, uno dei partiti della CdL insieme a Lega Nord, Alleanza Nazionale e formazioni minori) di ricevere dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l'incarico di formare l'Esecutivo. Berlusconi, tra mille difficoltà e polemiche (dalla fallimentare gestione del G8 genovese, a poche settimane dal suo insediamento a Palazzo Chigi, passando per il triste coinvolgimento dell'Italia nelle campagne militari afghana e irachena a fianco dell'alleato nordamericano, per finire con la legge elettorale di stampo neoproporzionale voluta dalla sola maggioranza di centro-destra, proprio a ridosso delle nuove consultazioni politiche), restò alla guida del Paese in due successivi Governi (il primo dei quali risultò il più duraturo della storia repubblicana) fino alla scadenza naturale del mandato elettorale.

Silvio Berlusconi interviene a un'assemblea della Confindustria

Nell'aprile 2006 la CdL fu sconfitta alle urne dalla coalizione di centro-sinistra dell'Unione, capeggiata da Romano Prodi e composta da Ulivo (DS, DL-Margherita, Movimento Repubblicani Europei), Rifondazione Comunista, Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Italia dei Valori, Federazione dei Verdi, UDeuR-Popolari e altre formazioni politiche minori. Il nuovo Governo Prodi poté insediarsi solo dopo che il Parlamento ebbe rinnovato le sue massime cariche istituzionali: il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti fu eletto presidente della Camera dei deputati; Franco Marini, della Margherita, presidente del Senato; e il senatore a vita Giorgio Napolitano (già esponente storico del PC e poi del PDS-DS) divenne il nuovo presidente della Repubblica.

Il giuramento e il discorso di insediamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

I MARI, LE ISOLE E LE COSTE

Essendo una penisola, l'Italia è un Paese essenzialmente marittimo. Se si esclude l'area più settentrionale, costituita dall'arco alpino e da gran parte della Pianura Padana, quasi tutte le altre regioni hanno uno sbocco sul mare; solo cinque (Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige e Umbria) ne sono prive. Se consideriamo le due isole maggiori (Sicilia e Sardegna) e i numerosi arcipelaghi e le isole minori, ci rendiamo conto che gran parte dei confini italiani sono costituiti dalle coste, che si dispiegano per ben 7.500 km. Esse si affacciano tutte sul Mar Mediterraneo, delimitando mari che assumono nomi diversi. A oriente troviamo il Mare Adriatico, che separa l'Italia dalla Slovenia, dalla Croazia e dall'Albania. Ha una forma allungata; il suo fondale è poco profondo e abbastanza uniforme: nella parte più settentrionale raggiunge solo i 75 m di profondità, mentre al largo delle coste pugliesi supera di poco i 1.200 m. Il nome di questo mare deriva dall'antico porto etrusco di Adria. Le coste adriatiche sono per la maggior parte basse e sabbiose; a Nord sono orlate da lagune costiere, al centro si presentano meno ampie e direttamente collegate alle fasce collinari retrostanti, a Sud sono varie, alternando tratti alti e rocciosi con spiagge sabbiose e basse. Le isole sono numerose, ma italiane sono solo le Tremiti, poste dinanzi al promontorio del Gargano, in Puglia, e le isole della laguna veneta. Il golfo di Trieste separa la costa adriatica italiana da quella slovena. L'Adriatico è nell'insieme un mare molto pescoso. Il Canale d'Otranto (largo 75 km) mette in comunicazione l'Adriatico col Mare Ionio. Il suo nome deriva dall'antico popolo greco degli Ioni, che lo attraversò nell'VIII sec. a.C. per fondare delle colonie nell'Italia meridionale (Magna Grecia). Lo Ionio è il mare più profondo, i cui fondali superano i 5.000 m, ed è anche quello meno salato. È caratterizzato da coste basse lungo l'ampio golfo di Taranto, che poi diventano alte e rocciose per buona parte della penisola calabrese. Attraverso lo Stretto di Messina (largo 3 km) lo Ionio comunica col Mar Tirreno, così chiamato dal popolo dei Tirreni, poi denominati Etruschi, che abitavano lungo le sue coste più settentrionali. Ha la forma di un trapezio irregolare e bagna le coste occidentali della Penisola, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica. Nel Tirreno troviamo diverse isole e arcipelaghi; tra i più importanti ricordiamo: l'Arcipelago Toscano; Procida, Ischia e Capri dinanzi al golfo di Napoli; la Maddalena e Caprera a Nord della Sardegna; le Egadi e le Eolie prospicienti la Sicilia. È il mare più vasto d'Italia e raggiunge i 3.700 m di profondità. Le coste centro-settentrionali sono piuttosto basse e sabbiose, mentre quelle meridionali sono alte. È comunque caratterizzato da profonde insenature e da aspri promontori. Il Mar Mediterraneo che bagna le coste della Liguria è chiamato Mar Ligure (o Alto Tirreno). Prese il suo nome dal popolo dei Liguri, antichi abitanti di quest' area Nord-occidentale. La sua profondità supera i 2.500 m; possiede coste piuttosto alte e scoscese, poiché le montagne si protendono e si affacciano direttamente sul mare.

PRINCIPALI ISOLE (SUPERFICIE IN KM²)

L'ORIENTAMENTO

Orientarsi significa sapere dove si è, dove bisogna dirigersi e quali sono le vie per raggiungere la meta prefissata. L'uomo per orientarsi si è sempre servito di punti di riferimento. Ma, in mancanza di oggetti concreti e di informazioni utili, nel cielo come in mezzo al mare, in quale modo è possibile appurare dove siamo? Per questo l'uomo ha individuato delle direzioni valide per qualunque luogo terrestre: i punti cardinali. La direzione in cui sorge il sole è detta Est o Oriente (dal latino oriens, che nasce); quella opposta, in cui il sole tramonta e scompare all'orizzonte, è chiamata, Ovest o Occidente (dal latino occidens, che tramonta). Il sole a mezzogiorno, quando si trova nel punto più alto del suo cammino, indica il Sud o Mezzogiorno o Meridione; mentre la direzione opposta, contraddistinta dalla Stella Polare, visibile solo di notte, segna il Nord o Settentrione. Per potersi orientare in qualunque ora della giornata e con qualsiasi tempo, l'uomo ha inventato uno strumento particolare: la bussola. Questo oggetto possiede un quadrante su cui è fissato un ago calamitato, libero di ruotare, che dirige sempre un'estremità verso Nord e l'altra verso Sud. Per trovare il Nord e il Sud basta lasciare che l'ago si stabilizzi e osservare dove si dirige. Invece, per conoscere le altre direzioni, è sufficiente far ruotare la bussola fino a far coincidere il Sud e il Nord del quadrante con le punte dell'ago. In questo modo a ogni direzione segnata sulla bussola corrisponde la medesima direzione nella realtà.

LA CARTA GEOGRAFICA:

LA RIDUZIONE IN SCALA

Al pari della fotografia, la carta geografica è una riproduzione ridotta della realtà e quindi per essere trasportata su carta e studiata deve per forza perdere le sue dimensioni reali. Tuttavia questa riduzione non può essere fatta in modo arbitrario, ma deve rispettare delle proporzioni. Per comodità in cartografia si è soliti dividere le distanze per un numero fisso (100, 1.000, 10.000. 50.000 ecc.). Ad esempio devo riprodurre su carta una piazza larga 50 m e lunga 200 m: stabilisco che 1 m della realtà è uguale a 1 mm nel mio disegno. Creo, cioè, un'unità di misura che mi permetta di ridurre sul mio foglio la piazza, mantenendo però intatte le proporzioni. Quindi la scala utilizzata è 1:1.000, in quanto 1 mm sulla carta equivale a 1.000 mm nella realtà. Questo rapporto si legge " uno a mille"; deve essere scritto in calce alla carta e forma la "legenda", cioè quell'indicazione che deve essere letta per comprendere con quali proporzioni la carta rappresenta quella parte di territorio. Analogamente se la scala è 1:10.000 ogni mm corrisponde a 10 m nella realtà, se è 1:100.000 ogni mm corrisponde a 100 m e così via. Le scale usate in cartografia sono diverse, perché devono riprodurre superfici vaste, come quelle dei continenti, o piccole, come quelle di quartieri o zone limitate. È chiaro che più la scala è piccola più è grande il rimpicciolimento fatto. Per riprodurre l'Italia si dovrà utilizzare una scala 1:5.000.000, mentre per rappresentare l'isola di Capri basterà una scala 1:100.000; la prima è più piccola della seconda, perché il quoziente ottenuto è minore, e perciò è meno ricca di particolari dell'altra. In base alla grandezza della scala si suddividono: 1) carte a grande scala (piante, mappe e carte topografiche, utili a riprodurre case, quartieri, città, terreni, vallate ecc., con scala da 1:1.000 fino a 1:100.000); 2) carte a media scala (carte corografiche, per regioni vaste, e carte generali, per continenti o nazioni, con scala da 1:100.000 a 1:50.000.000); 3) carte a piccola scala (planisferi e mappamondi, per rappresentare grandi superfici terrestri nei loro caratteri essenziali, con scala superiore a 1:50.000.000).

LA CARTA GEOGRAFICA: VARIETÀ E UTILIZZO

La riproduzione del paesaggio che ci circonda può essere svolta in molti modi: descrivendola a parole, fotografandola, dipingendola o rappresentandola su una carta geografica.

Quest'ultimo metodo offre, rispetto agli altri, alcuni vantaggi: la carta riproduce solo gli elementi ritenuti essenziali, è chiara ed è oggettiva, cioè è reale e non frutto di un'interpretazione personale.

Le carte più comuni nell'uso geografico sono:

- la carta fisica che mette in risalto gli aspetti fisici del territorio (monti, fiumi, pianure, colline ecc.);

- la carta politica che riproduce i centri abitati, le vie di comunicazione e i confini provinciali, regionali ecc.; - la carta economica che rappresenta la distribuzione dei prodotti dei vari settori produttivi;

- la carta stradale che evidenzia solo il percorso della rete stradale e precisa la distanza tra una località e l'altra.

Per riprodurre in modo semplice ed essenziale le caratteristiche che si vogliono mettere in risalto, la carta utilizza dei simboli, ovvero colori, linee, segni e figure, a cui è attribuito un significato convenzionale.

Ad esempio il cerchietto indica il centro abitato, il verde chiaro la pianura, il verde scuro la collina, la spiga di grano la produzione di cereali ecc.

Senza capire il significato di questi simboli non potremmo "leggere" né interpretare correttamente la carta, cioè non potremmo conoscere la realtà che essa intende riprodurre.

GLI INSEDIAMENTI UMANI LUNGO LE COSTE

Quando nel 1861 nacque lo Stato italiano solo il 15% della popolazione italiana viveva lungo le fasce costiere. Poi, soprattutto nel secondo dopoguerra, questa situazione è profondamente cambiata e oggi oltre il 30% delle persone vive e abita lungo le coste. Tre fattori tra loro collegati hanno contribuito a questo rapido sviluppo: la bonifica delle aree paludose e malariche dei litorali, la creazione e lo sviluppo di centri industriali e infine il potenziamento e la diffusione del turismo. Infatti zone costiere del Centro e del Sud (Maremma, Piane di Metaponto, Sibari, del Sele, del Campidano ecc.) sono state rese abitabili e produttive grazie alle bonifiche, col conseguente spostamento di migliaia di contadini dalle aree aride e improduttive interne verso le pianure costiere. Coltivazioni di ortaggi e frutta sono così fiorite e hanno permesso l'arricchimento e lo sviluppo delle regioni interessate. Con l'affermarsi della rivoluzione industriale alla fine dell'Ottocento e all'inizio del Novecento, per il proprio decollo l'economia italiana aveva necessità di materie prime di cui il nostro Paese è sprovvisto. Si potenziarono così le importazioni e porti fiorenti, come Napoli e Genova, subirono un ulteriore sviluppo; negli anni Cinquanta la creazione di centri siderurgici (industria di lavorazione del ferro) e chimici, come Cornigliano, Bagnoli e Augusta, hanno prodotto una forte emigrazione dalle zone interne più povere e arretrate, generando un ampliamento della rete urbana dei litorali. Infine la costruzione di autostrade e di ferrovie litoranee (e, in epoca più recente, di scali aeroportuali) ha permesso un più facile raggiungimento delle aree più lontane e consentito l'unificazione di una rete di vie di comunicazione per tanto tempo carente e frammentaria.

Sviluppo dei litorali peninsulari

IL MARE ITALIANO: RICCHEZZE E PROBLEMI

I porti

Abbiamo già accennato alla importante funzione economica dei centri portuali. La città portuale può svilupparsi se sono presenti alcuni elementi favorevoli: una baia naturale, un retroterra ricco di centri urbani e di attività economiche e un'ampia ed efficiente rete di comunicazioni terrestri e aeree. Infatti un porto non è solo uno scalo marittimo ma è soprattutto un nodo di importanti traffici commerciali. Per questo necessita di banchine e scali, di container e magazzini per le merci scaricate e di mezzi e vie di trasporto per smistare e distribuire i prodotti nelle regioni interne. Accanto ai grandi porti industriali e commerciali (Genova, Livorno, Napoli, Cagliari, Ravenna, Mestre, Trieste, Taranto, Trapani e Augusta), troviamo altri porti, con funzioni differenti: porti pescherecci (Chioggia, Mazara del Vallo e San Benedetto del Tronto), porti per il traffico passeggeri (Civitavecchia, Piombino, Olbia) e moltissimi porticcioli turistici. Il maggiore dei nostri porti, quello di Genova, merita un cenno particolare. Anticamente fiorente grazie ai suoi traffici con l'Oriente, subì un grave declino nell'epoca successiva alla scoperta delle Americhe. Un'effettiva ripresa iniziò alla fine dell'Ottocento, con l'industrializzazione del Nord-Ovest italiano, poiché Genova divenne il suo naturale sbocco commerciale. Dopo la seconda guerra mondiale Genova ha continuato a importare materie prime indispensabili per il nostro Paese (carbone, ferro ecc.), ma l'area portuale si è specializzata soprattutto nell'importazione di petrolio dal vicino Oriente, che in parte è raffinato nei centri dell'hinterland e in parte è esportato nell'Europa Centrale tramite oleodotti. Per assolvere a queste importanti funzioni il porto di Genova si è notevolmente ampliato negli anni. Si è inoltre costruito un moderno aeroporto di cui la città era sprovvista, il Cristoforo Colombo, realizzato su una penisola di cemento che si protende nel mare. Considerando i centri portuali globalmente, possiamo concludere che, soprattutto dopo il 1950, è aumentato il movimento di merci, mentre è diminuito quello passeggeri, dato che molti utenti oggi preferiscono mezzi più veloci per collegamenti intercontinentali, soprattutto l'aereo.

Movimento dei principali porti italiani

La pesca

Pur essendo un Paese essenzialmente marittimo, l'Italia non possiede mari ricchissimi di pesce e comunque la pesca non è una voce così rilevante della nostra economia. Si superano di poco i 3 milioni di quintali di pesce pescato all'anno (compresi nel calcolo molluschi e crostacei), contro i 26 della Norvegia, i 17 della Danimarca e i 16 dell'Islanda. Perché, nonostante la ricca flotta peschereccia (circa 20.000 imbarcazioni), la pesca non è sviluppata come dovrebbe? Diverse sono le risposte. Innanzi tutto i pesci preferiscono in genere mari e acque poco profonde, mentre in Italia, ad eccezione dell'Adriatico, i fondali sono profondi e perciò poco adatti alla riproduzione ittica. Inoltre per lungo tempo si è pescato in modo poco razionale, senza salvaguardare la riproduzione delle specie e praticando tecniche che hanno distrutto molti fondali marini. Bisogna aggiungere che l'inquinamento della rete idrografica (fiumi, canali, laghi e mari), generato da rifiuti solidi e liquidi sia industriali che domestici, ha avuto effetti molto deleteri sulla fauna ittica, sulla sua vita e sulle possibilità di riproduzione. Infine l'attività peschereccia è da noi molto faticosa e poco remunerativa per chi la pratica, e il consumatore italiano predilige il pesce d'importazione più raffinato e pregiato al nostrano pesce azzurro (acciughe, sarde, merluzzi, tonni ecc.), altrettanto gustoso e nutriente. Tuttavia, specialmente negli ultimi anni, si stanno diffondendo allevamenti ittici, in acque dolci (trote e storioni) e di mare (orate e branzini); mentre le Valli di Comacchio restano note per le anguille e la maggior parte dei molluschi proviene dalle coltivazioni di mitili presenti in alcuni golfi della penisola (soprattutto nel Mar Piccolo di Taranto).

Pesca marittima, lagunare e oceanica

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